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Il Fondo Sanitario Integrativo di Intesa SanPaolo e i Pensionati

Da qualche tempo si manifestano, sui siti che ci riguardano e sui social network, proposte rivendicative concernenti  il trattamento dei quiescenti, notoriamente penalizzante rispetto a quello dei cosiddetti Attivi.

Rivendicare un miglior trattamento per i pensionati è legittimo e ampiamente giustificato dalla realtà delle cose; tuttavia ogni richiesta, pur fondata, è perfettamente inutile se priva di una pur minima possibilità di successo. Si finisce col fare il gioco della controparte, pronta a considerare tali richieste alla stregua di queruli e ingiustificati piagnistei.

L’attuale impianto del Fondo ha inteso, prima di tutto, di salvaguardare l’ente dall’eventualità di un dissesto causato dalla gestione dei pensionati, nella previsione di un invecchiamento della platea degli aderenti, in una politica che prevede sempre meno addetti in servizio e, per conseguenza, sempre più personale quiescente.

Partendo da questi presupposti, la struttura del Fondo, a partire dallo Statuto, è stata blindata destinando alla Banca e alle OO.SS. firmatarie dell’accordo costitutivo (le sedicenti Fonti Istitutive) ogni possibilità di variazione in tema di contributi e prestazioni; restano interamente esautorati gli Organi come il Consiglio di Amministrazione e l’Assemblea dei Delegati dove è prevista una risicata presenza di rappresentanti dei Pensionati, che non hanno alcuna possibilità di modificare lo stato di fatto.

I timori alla base di tali decisioni delle Fonti istitutive sembrano però pretestuosi, tanto è vero che in questi anni la gestione degli attivi ha accumulato ingenti riserve, non giustificabili con presunte e poco prevedibili necessità future.

Sino dal 2011, anno di nascita del Fondo Sanitario, le Associazioni dei Pensionati e i rappresentanti nominati negli Organi dell’Associazione hanno fatto sentire la propria voce, denunciando il “vulnus” perpetrato in tema di  solidarietà e la discriminazione in materia di prestazioni.

Poiché tali voci non hanno avuto il pur minimo ascolto, non è stato possibile altro che ricorrere alle vie legali, denunciando il peccato originale del trasferimento della previdenza integrativa dalla vecchia Cassa Sanitaria al nuovo Fondo Sanitario, trasferimento disposto senza minimamente rispettare lo Statuto della Cassa, che prevedeva che tale operazione andasse sottoposta all’approvazione dell’Assemblea degli Associati. I quattro colleghi che hanno impugnato la delibera del Consiglio di Amministrazione della Cassa Sanitaria, che aveva sancito illegittimamente tale passaggio, hanno avuto ragione in giudizio sia in primo, sia in secondo grado. Il Tribunale ha altresì disposto che le riserve trasferite dalla Cassa al Fondo venissero restituite alla prima.

Poiché lo scopo delle Associazioni è quello di assicurare ai propri aderenti e a tutti i pensionati la migliore sanità integrativa possibile, i colleghi ricorrenti hanno proposto alla Cassa e al Fondo la possibilità di addivenire ad una transazione, apportando dei ragionevoli miglioramenti allo Statuto e al Regolamento delle prestazioni ed estinguendo così la vertenza in atto. Tale proposta non è stata presa in considerazione, anzi è di questi giorni la notizia del ricorso in Cassazione che, dopo due sentenze conformi, non può che avere intenti puramente dilatori.

Visto tale stato dei rapporti e la indisponibilità del fronte banca-sindacati (con qualche isolata ancorché lodevole eccezione nel campo di questi ultimi), non si vede come il nostro rappresentante in Consiglio possa farsi carico di rivendicazioni la cui messa all’ordine del giorno viene sistematicamente rifiutata perché non di competenza. Ciò non significa che lo stesso non faccia sentire, all’occasione, la propria voce.  Purtroppo però è dimostrato che l’unica possibilità concreta resta quella demandata alla Giustizia e pertanto sono allo studio, da parte dei nostri legali, azioni intese a dare ulteriore esecuzione alle sentenze a noi favorevoli, auspicando altresì una, sia pur tardiva, resipiscenza della controparte.

Associazione “Amici Comit – Piazza Scala”
Il Consiglio Direttivo

Milano, 29 gennaio 2018

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