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SECONDA LETTERA APERTA AD ANTONIO MASIA, PRESIDENTE DELL'ANPEC

 

dal tuo comunicato n. 13 (qui allegato) si evince chiaramente che l'ampia disponibilità a partecipare ad un tavolo di lavoro per la soluzione dei problemi del Fondo, disponibilità da te ribadita anche di recente, è in realtà più formale che sostanziale.

Infatti, vengono poste condizioni preliminari che rendono di fatto non percorribile l'ipotesi di un accordo stragiudiziale che ponga fine all'annosa vicenda.

La presenza dei Sindacati, come certo ricorderai,  è stata da te sempre indicata come indispensabile ed è per questo che ritenevo di poter contare su di te per il loro coinvolgimento; apprendo che ciò, ora, non è possibile, quindi “fate voi”, cioè noi.

Quanto alla difesa ad oltranza dell'art. 27, che viene di volta in volta da te ribadita, mi permetto di ricordare che ogni ricorso di opposizione allo Stato Passivo – penso anche quello da te depositato – richiede al primo punto proprio l'applicazione dell'art.27: quindi nessuna “primazìa” da parte di alcuno, ma soltanto la convinzione che tale articolo vada applicato, quantomeno ai ricorrenti.

Ma tu insisti sull'applicazione “erga omnes”, che piacerebbe ovviamente a tutti, ma, allo stato attuale, appare come un'araba fenice.

Infatti, ben 24 sentenze della Cassazione hanno indicato una strada diversa, senza entrare nel merito dell'art. 27. Eppure un’occasione l’ANPEC l’ha avuta, quella in sede di presentazione delle memorie alla Suprema Corte, nella quale l’allora “pool di avvocati”  aveva inserito il ricorso incidentale relativo alla validità dell’art. 27,  purtroppo tu e l’avv. Pileggi  vi opponeste con veemenza a quel ricorso (vedansi in proposito i comunicati emessi all'epoca) e l’occasione svanì: come mai allora non era necessario accertarne la validità ed ora invece si fanno cause, o quanto meno si ricorre “ad adiuvandun”,  per tale accertamento?

Ti informo, infine, che numerosi Legali, che hanno depositato opposizioni allo Stato Passivo, hanno espresso il loro consenso perché ci si adoperi per una soluzione transattiva, senza dover aspettare un altro anno.

In conclusione l'ANPEC pone delle condizioni che gli altri dovrebbero accogliere; quindi, non di tavolo di lavoro si tratterebbe, ma di una accettazione di linee da te preconfezionate. E' evidente pertanto che, per andare eventualmente avanti, necessita una revisione di fondo del tuo atteggiamento.

Attendo una tua risposta entro una decina di giorni, non lo prendere come un “controdictat”: ognuno è libero di fare le sue scelte.

Da parte nostra è ora necessario prendere una decisione che, anche in mancanza delle presenza dell'ANPEC ad un tavolo di confronto, sarà quella di continuare a lavorare per un accordo transattivo, senza trascurarne un auspicabile miglioramento.

Quando saremo alle fase finale, prima di inoltrarlo al Presidente del Tribunale, ne daremo notizia pubblica.

Sergio Marini

Associazione “Amici Comit - Piazza Scala”

 Milano, 22 luglio 2015


 

   Clicca sull'icona a sinistra per visualizzare il comunicato Anpecomit n. 13 del 17-7-2015 – risposta all’invito “Amici Comit” del 15 luglio 2015

 

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